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Schermo, schermo delle mie trame...

29 set 2006

"Abbiate pietà di lei"

Antigone

“Ci sono leggi superiori a quelle degli uomini che vanno rispettate”. A Prima Pagina, su RadioTre, la nonna adottiva di Maria cita l’Antigone di Sofocle. Antigone che viola la legge imposta da Creonte e seppellisce degnamente il cadavere del fratello Polinice. “Gli amori e non gli odii partecipo”, risponde Antigone a Creonte: seguo le leggi dei Celesti, non scritte, e incrollabili, che vivono eterne.

“Tra la legge dello Stato e il Vangelo, quale scegliamo?”, chiede il canonico di San Gran Bernardo alle telecamere del Tg2. E’ stato lui ad accogliere nel convento di monaci agostiniani la bambina bielorussa dell’orfanotrofio di Veleika. Segretamente, per venti giorni, le ha regalato una coda di vacanza tra i campanacci delle mucche e gli chalet ai piedi delle Alpi, fino all’arrivo dei carabinieri, tutti i carabinieri della Val d’Aosta mobilitati per una bambina di dieci anni. “Fanno ridere. Io ho pianto”.

“Legalità, quanti delitti si compiono nel tuo nome!”, esclama con l’indice puntato lo psichiatra Alessandro Meluzzi, nel pomeriggio di L’Italia sul due, chiedendo per Maria lo stato di rifugiata.

Linguaggi, tanti linguaggi si aggrovigliano intorno a Maria e alla famiglia di Cogoleto che la accoglie da tre anni, per lunghe vacanze estive. Quando la coppia scopre nei disegni e nelle parole della piccola un buco nero di violenze e abusi, prende la decisione estrema di nasconderla, per evitarle “un destino che lei non vuole”. Prende su di sé la colpa, la solitudine, la reazione delle altre migliaia di famiglie ospitanti che marciano in corteo, che li accusano, li isolano, temono il ricatto del governo bielorusso, si preoccupano di perdere i “loro” bambini. “Anche per noi risplende la cometa delle speranza”, scrivono sugli striscioni. Come dar loro torto? E poi c’è la legge, ci sono gli accordi. Ma dove vi siete infilati? In una babele di lingue, lingua della tragedia, lingua giuridica, lingua della diplomazia, lingua evangelica, lingua della psicologia da talk show.

Lingua della madre, dice Chiara. Chiara non è madre naturale, né adottiva, né affidataria. E’ solo una “mamma del cuore”, così la chiama Maria, e per Maria è tutto. Per Chiara, invece, lingua della madre vuol dire accudimento, casa, energia che guarda all’orizzonte, rinegoziazione dei propri desideri. Lingua della madre è la legge non scritta del sentire immediato, lingua che contiene in sé l’esperienza dei tanti modi di essere madre.

Chiara

E’ quella filigrana di emozioni che traspare negli occhi di Chiara, quando ricaccia le lacrime e inclina lo sguardo verso un punto fuori campo. A indicare l’invisibile, l’indicibile: la negazione di Maria, violata, velata, svelata, ri/velata. Maria: la macchia rossa di un vestito, le trecce sciolte sulle spalle per non essere riconosciuta, il nome inventato, e una costellazione di quadratini elettronici sullo schermo televisivo per criptarne il viso. Maria che, mentre le foto segnaletiche delle “nonne” fanno il giro dei giornali e delle tv, disegna una pianta del convento dove è ospitata, studiando gli angoli in cui rintanarsi per non essere trovata dai carabinieri, quando verranno a prenderla. Immagine inquietante di una bambina dall’identità frantumata, mezza esule mezza naufraga, circondata da coscienze adulte che si contendono il suo corpo.

Forse ha ragione la nonna di Maria: abbiamo bisogno della lingua parlata da Antigone per rompere una chiusura, per mettere in discussione le certezze, per riconoscere l’irrisolto che il dolore, la violenza e la paura portano con sé. E diventarne consapevoli. La pietà non basta.

20 set 2006

L'isola di Perseo

“Ricorda da dove sei venuto e anche chi sei stato, perché non c’è futuro per chi non ha passato!”. Simona Ventura lo urla ai naufraghi, aprendo la prima puntata della 4° edizione. Attenti, i 250 metri quadrati di Coyo Paloma sono un inferno travestito da paradiso.

Altro che Samanà. Stavolta l’isola dei famosi è più striminzita di quella delle barzellette della Settimana enigmistica, con marito e moglie a beccarsi sotto la palma come facevano ai vecchi tempi nel cucinino, rivangando una vita di pantofole e bigodini. Ricorda da dove sei venuto e anche chi sei stato…  

In cinque minuti ci fai il giro, nell’isola della casalinghitudine, con paguri, granchi e volatili a surrogare cani, gatti e canarini. All’orizzonte, una barriera corallina di mamme, amici del cuore e psicoterapeuti, anche loro a ricordarti da dove sei venuto, e chi sei stato.

Medusa

Comunque, si potrebbe pure godersela, quest’isola dei Caraibi. Se non fosse per quel celenterato con la testa scarmigliata da mille serpentelli che ti sta col fiato sul collo. E’ di lui che devi ricordarti, sempre. Anzi, di lei: Medusa, splendente, spaventosa. Medusa, simbolo del potere e dei pericoli del guardare e dell’essere guardati. Ti attira, ti seduce, ti invoglia a fissarla negli occhi. Ma se lo fai, rischi la cecità, o di non riconoscerti più o, peggio, di incontrare il temibile Altro che è in te. Prima che te ne accorga, ti ha nominato. Medusa, la visibilità. Medusa, l’occhio pietrificante della telecamera. Fernanda Lessa, Raul Casadei e Aceto già urticati. Ci vorrebbe un novello Perseo a Coyo Paloma, per salvarsi dalla medusizzazione. Un tipo alla Massimo Ceccherini, con un paio di occhiali dalle lenti schermate, lenti-scudo per guardarla di riflesso e scamazzarla mentre sonnecchia.

Ceccherini

Ma nel bailamme dei primi giorni, le lenti spariscono. Invano Ceccherini le cerca nella sabbia, sotto le palme, nello scaffale che le Kris&Kris stanno allegramente costruendo. Infuriato, aggredisce le ragazze-dìade, le incolpa, le insulta. Svanita l’immagine gratificante di se stesso, la telecamera riflette l’immagine orrifica del mostro. Mentre gli occhiali giacciono sulla barriera corallina, là dove gli sono caduti mentre pescava. A nulla valgono le scuse in ginocchio a Kris&Kris: Ceccherini-Perseo ha perso la sua occasione d’oro.

Bisognava ascoltare Simo. Ricorda da dove sei venuto e anche chi sei stato… O scegliere, come alternativa allo psichiatra Alessandro Meluzzi, l’agente Gideon dell’Unità di Analisi Comportamentale dell’FBI (Criminal Minds, Raidue, venerdì ore 21). Che prima esplora e  poi sbaraglia le meduse mentali con una raffica di citazioni. Due, al volo. “Winston Churchill ha detto: più si riesce a guardare indietro, più avanti si riuscirà a vedere”.  “Faulkner ha detto: non cercare di essere migliore degli altri. Cerca di essere migliore di te stesso”.

10 set 2006

Memorie dal sottosuolo

Le cantine sono follie sotterrate, drammi murati, diceva Gaston Bachelard. Sogni e paure primitive vi germogliano e vi crescono smisuratamente, esageratamente. I bunker, invece, sono spazi grigi che rinominano la contemporaneità, dai rifugi antiatomici alle aule dei tribunali.

anon1mous

“Questo bunker è la vostra nuova casa, la vostra dimora”, dice Maria De Filippi ai concorrenti di Unan1mous. Nove persone scollegate dal mondo, senza cellulare, giornali, televisione, stanno lì, negli scantinati di Cinecittà, perché vogliono cambiare la propria vita. Convincendo le altre otto di meritarsi il milione e cinquecentomila euro in palio.

“Io ti proteggo dagli orrori dal mondo”, diceva Priklopil a Natascha Kampusch, per convincerla che una cantina può cambiarti la vita. Eccome, se te la cambia. Otto anni in sei metri quadrati sottoterra, per compagnia solo libri, televisione e un uomo che ha deciso quale deve essere il tuo destino. Poi un giorno riesci a fuggire, torni in superficie e decidi senza indugio di raccontarti in televisione. Quella televisione che ti ha riempito il tempo, che ti ha insegnato il linguaggio, la mimica, le posture.

Natasha

E davanti alla telecamera sei perfettamente a tuo agio. Controlli le tue emozioni, le esprimi con gesti e parole composte. Ti sei truccata da sola, ciglia finte comprese, hai indicato la disposizione dell’arredamento dello studio televisivo, hai dettato alla redazione perfino la segnaletica gestuale: se prenderai in mano il bicchiere d’acqua significa che la domanda dell’intervistatore è inopportuna. Sei l’abile regista della tua rappresentazione scenica.

I concorrenti di Unan1mous versano lacrime di coccodrillo dilapidando un patrimonio che, dice Maria, cambierebbe la vita di uno di loro. Tu, Natascha, con questa intervista ceduta a 120 network ti porti a casa un milione di euro. Ti è costato otto anni in cantina quel milione di diritti tv, e certo in cambio della libertà lo avresti mollato volentieri ai nove del bunker di Cinecittà. Ma ora dicono gli psicologi (ne hai dieci, al tuo seguito), sei lì per riprenderti la vita.

Non ti ho vista, mentre tenevi incollati allo schermo milioni di telespettatori (in che modo, leggilo sulle CondiVisioni di questo sito). Però ti ho guardata bene nei fotogrammi pubblicati sui quotidiani: con quei capelli raccolti e le dita sul sopracciglio sembri l’ombra sfuggente della Garbo. E infatti vuoi fare l’attrice. E poi c’è una coincidenza, per chi crede alla ventura degli incontri. Mentre tu eri in tv, un’amica mi leggeva una poesia di Emily Dickinson. Anche lei dentro e fuori una cantina dell’anima: “C'è un languore della vita / più minaccioso del dolore / - è il successore del dolore - / quando l'anima ha sofferto / tutto ciò che poteva”.

05 ago 2006

Agosto, TV mia non ti conosco

D’estate nun c’è nienteee!, protesta la Gorgogliati, che non esce più di casa per età e problemi di cuore (quelli seri, alle coronarie). Ha una gran bel televisore, glielo ha regalato suo fratello, ma siccome ci vede poco, i programmi non li guarda: li ascolta. Eccome se li ascolta. Tutto l’anno. Quando scendo le scale la sento dietro la porta, la sua televisione. Felpata come un ospite coi pattini, fremente come un albero piegato dal vento, laconica come un fiore appassito, lancinante come un corno inglese.

Drizzo l’orecchio e le riconosco tutte: voci metalliche, mielose, infantili, onomatopeiche. Maria (De Filippi), Simo (Ventura), Antonella (Clerici), zia Baby (D’Urso)… hai voglia a dire capelli, labbra, seni televisivi. Sono i timbri delle loro voci a sintonizzarsi sulla sua solitudine. E ad orientare i miei umori quando passo le forche caudine del secondo piano.

Ma d’estate so’ tutte fregnacce, fa la Gorgogliati, aprendo la porta con la sigaretta spenta tra le labbra (non era cardiopatica?), e una sottoveste lucida che ha visto tempi migliori.

Come darle torto.

agosto

La saluto, prendo i bagagli e via. Alla deriva con i settimanali illustrati. Perché a loro è consegnato il telecomando estivo.

In vacanza sull’isola dei palinsesti ci sono già la regina del trasformismo Irene Pivetti in coppia con il tronista Costantino; la casalinga felicemente disperata Marina Berlusconi; il guerriero e la sirena (Totti e Ilary); le nozze in stile Ceppaloni (tutto il governo a casa Mastella per il matrimonio del figlio di Clemente); i quaderni dal carcere di Stefano Ricucci.

E ci sono i grappoli in maturazione della tv del prossimo autunno. Una vendemmia di quote rosa: Paola Cortellessi nei panni di Maria Montessori, Valeria Marini domatrice di leoni, Alba Parietti in diretta con i dodici concorrenti-cowboys che per dieci settimane condurranno una mandria di bovini attraverso i paesaggi mozzafiato dell’Arizona.

I rotocalchi, d’estate, assicurano protezione 50 contro il buco d’ozono dello schermo.

Devo dirlo alla Gorgogliati, quando torno.

26 lug 2006

Tutti al mare

maiali

“Tutti al mare. Abbandonare la città non è un reato. Abbandonare gli animali sì”.

L’avviso scorre sul monitor del bus 81, direzione Vaticano. Ci risiamo. Tutte le estati gli schermi ce lo ripetono: non abbandonateli. E la tv si schiera in prima fila, come ha sempre fatto fin dal 1956, quando l’amico degli animali Angelo Lombardi cercava di riacciuffare il pitone che scorazzava nello studio della Rai terrorizzando Maria Bianca Piccinino. “Andalù! Andalù!” gridava Lombardi. E l’assistente nero in sahariana correva a stanare la bestiaccia tra fili e cavi elettrici.

Sono cinquant’anni che gli animali cercano di fuggire dallo zoo di vetro della televisione. Inutilmente. Le telecamere li trovano, li adottano, li rimettono nell’acquario.

Accadeva  nei caroselli  e accade nei cartoons, nei documentari della BBC come nei quiz e nei talk show. Con Antonella Clerici e il maialino di Affari tuoi. Con Irene Pivetti e i polli arrosto mangiati in diretta dagli ospiti di Liberi tutti per contrastare la psicosi da aviaria.

Qualcuno se ne va a cresta alta, qualcun altro resiste. Cardinero, il cavallo bianco del bagnoschiuma Pino Silvestre Vidal, dopo aver galoppato dal 1968 al 1976 in riva al mare a ritmo di western, qualche mese fa stava per essere mandato al macello, causa l’età avanzata. Ma un pensionato ottantenne della provincia di Pavia ha deciso di adottarlo, restituendogli la vita e soprattutto la visibilità mediatica.

calimero

Pulcini, maiali, cavalli. Per non parlare di orsi in fuga dall’Adamello, delfini spiaggiati e cani dei vip ribattezzati GF, per onorare il Grande Fratello. Sempre in cornice: come immagini, come riproduzioni, come spettacolo artificiale. Ora anche in versione di morbidi peluche con monitor incorporato, acquistabili su internet.

Sempre e solo oggetti di osservazione. Mai che ci venga da pensare al loro punto di vista, al loro sguardo sul mondo. Finora lo ha fatto solo Sam Easterson, video-artista di Minneapolis. Ha messo una piccola telecamera sul dorso di una rana, un lupo, una tartaruga, un pulcino. Continuerà con tarantole, armadilli e alligatori. Per vedere ciò che loro vedono e trarne insegnamento. C’è già un motivo di riflessione: la prima pecora con telecamera in groppa è stata rifiutata dalle compagne.

18 lug 2006

Pillole di TV

paperino

Scuole che chiudono e famiglie che devono far fronte al tempo libero dei figli in vacanza. Bel problema, se i ragazzini rimangono a casa da soli e si ancorano davanti alla tv. Rosy Bindi, ministro delle politiche per la famiglia, ha chiesto al collega Paolo Gentiloni, ministro delle Comunicazioni, di assicurare nel periodo estivo una programmazione televisiva di qualità per i minori e di vigilare per una riduzione della pubblicità durante i cartoni animati.

In diretta da Paperopoli, intervengono Qui Quo Qua, sempre pronti ad arginare i guai dei paperi adulti. Anche a Paperopoli, infatti, imperversa la guerra degli ascolti tra le reti televisive di zio Paperone (TelePap) e le reti di Rockerduck (RockTv).

I due riccastri stanno in palla: RockTv lancia lo show Olè Che sfortuna e TelePap risponde con la trasmissione culturale La macchina del . RockTv allestisce il reportage Smacchia la notizia e TelePap rilancia La sai la Prima? A Guai in condominio di TelePap, controbatte Ti faccio causa di RockTv.

“Questa non è tv: è Bleah!”, strillano i tre nipotini indignati. Niente da fare. Paperino e Paperoga vengono forzatamente ingaggiati dalla Zione come teleoperatori per una diretta di TelePap dall’atollo di Rumble Rumble, ma durante l’eruzione del vulcano i soccorsi arrivano travestiti da sponsor di RockTv, distribuendo a tutti caramelle Rockyum. A Paperopoli non si muove più una foglia. Tutti davanti alla tv. I postini non consegnano più la posta, gli appuntamenti di lavoro saltano, i negozi mettono fuori il cartello “Chiuso per necessità televisive”.

A questo punto i saggi, lungimiranti Qui Quo Qua danno una lezione di economia ai due riccastri. Vedete: tutti si sono chiusi in casa a guardare le vostre televisioni e nessuno consuma più niente. I vostri guadagni illanguidiscono. La tv sta minando i vostri capitali. Bu-uuuh! Paperone e Rockerduck scoppiano a piangere. E la loro infelicità viene ripresa dalla telecamera di Paperino: “Forza disperatevi! Fa audience!”. Mentre Paperoga incalza: “Questo sì che è un programma verità!”.

Ecco la forza d’inerzia. La potenza del larvale, di cui scrive Amelie Nothomb (Metafisica dei tubi, Guanda, 2000): “La più potente delle forze. Ma anche la più paradossale: può mai esserci qualcosa di più strano dell’implacabile potere emanato da ciò che non si muove? Quando un popolo rifiuta un progresso facile da raggiungere, quando un veicolo, spinto da dieci uomini, rimane inchiodato sul posto, quando un bambino si abbrutisce davanti al televisore per ore e ore, quando un’idea di cui è stata dimostrata l’inutilità continua a nuocere, allora si scopre, con stupore, lo spaventoso potere dell’immobile”.

Ministro Bindi, tornando a noi. Non sapremo mai se i due magnati rinsaviscano o se a Paperopoli crolli il capitalismo. Però: se contro la Tv Bleah sperimentassimo la cura omeopatica indicata da Qui Quo Qua? Quali effetti sortirebbe? Parliamone. Ma lasci perdere Gentiloni. Chieda piuttosto a Livia Turco, ministro della Salute, l’inserimento di pillole di Tv tra i farmaci della fascia A.  Almeno per questa estate, insieme ai compiti delle vacanze. Poi si vedrà.

10 lug 2006

Cantami, o Diva, del pelìde Achille…

Achille

Ieri sera Atena ha giocato un brutto tiro ai nostri avversari. Me ne sono accorta intorno alle dieci, mentre cercavo di convincere il mio cane che le trombette a gas non lo stavano invitando alla caccia al fagiano, e che i botti non gli preannunciavano uno straordinario anticipo di Capodanno. Volevo ovviare al fatto che nessuno ha avvisato gli animali che si sta giocando la finale dei Mondiali Italia-Francia e che quindi anche loro devono farsene una ragione.

Così, solo per convincere il mio setter a darsi una calmata, ho sintonizzato la tv su RaiUno. Al quinto minuto del secondo tempo supplementare.

Giusto in tempo per vedere un calciatore tutto bianco che tira una testata ad un calciatore tutto azzurro. Zidane, Zidane! urla il telecronista. Zidane e Materazzi li rivedo qualche secondo dopo al replay, mentre il prato verde si trasforma nel campo di battaglia di Troy e le trombette si confondono nei clangori delle spade e degli scudi. Zidane-Achille tra l’altro mi sembra molto più suasivo di Brad Pitt, con quegli occhi lunghi e taglienti, la fronte aperta e la nuca vulnerabile. Così fascinosamente epico il suo ardore da condottiero, che non mi viene proprio in mente che forse, con quella capocciata, è precipitato in una folle perdita di controllo e si sta macchiando di una nefandezza nei confronti dell’avversario.

Testata

In quella testata io ci vedo solo l’ira di Zizou: l’ira funesta che infiniti addusse lutti ai Francesi. Provocato a parole (perché Materazzi sicuramente lo avrà fatto qualche apprezzamento su Brisèide), il Pelìde risponde come un ariete sfondando il petto dell’avversario, mentre il dispetto e il capriccio prendono il sopravvento, e l’impeto ferino lo trascina a testa bassa verso l’espulsione.

Ma tu, Atena dov’eri? Perché non hai fermato la capata del francese, come invece fermasti Achille mentre si scagliava contro Agamennone? Solo perché non potevi prenderlo per i capelli? Tu Atena hai fatto di peggio, proiettando l’ira di Zizou sullo schermo giustiziere e mostrandola al mondo, complice la moviola. Hai fatto scempio tecnologico dell’eroe che non vuole più fare l’eroe, che ha già deciso di ritirarsi, ed ora si allontana rabbioso, dopo tante conquiste, voltando le spalle alla coppa con gli occhi pieni di lacrime. Sconfitto da quel muro di gomma che è la vita. Con le corna spezzate.

Morale: io non ho chiuso occhio tutta la notte pensando alla pietà per i vinti e all’anfora d’oro in Ellesponto dove riposano le ossa rotte di Achille-Zidane. Il mio cane, invece, si è rifiutato di dormire nella cuccia in giardino. Si è asserragliato in cucina, vittorioso, e lì l’ho trovato all’alba, mentre Napoli ancora tuonava sotto i fuochi d’artificio.