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La bestia nel cuore

Cristina Comencini

La bestia nel cuore

Feltrinelli, Milano, 2004, pp.214, euro 13,50
Film, Italia, 2005
DVD con libro, Feltrinelli, euro 22,90

Un libro e un film, una scrittrice e una regista, un personaggio e un attore: tutti incastrati nelle sliding doors del Paese della Fiction.

“Lei, la morta, gli è sembrata bellissima. Forse perché l’ha vista indifesa, raggomitolata nel letto, truccata da cadavere, una gamba ossuta ripiegata sotto l’altra, le braccia strette al petto in posizione fetale, la bocca carnosa semiaperta da cui non esce un fiato. Almeno non dovrebbe”.

Lei, in camicia da notte, è Anita. Lui, in camice, è Franco. Stanno recitando sul set di una serie televisiva ambientata in un ospedale. Lei fa la ragazza del letto numero 7 che è morta durante la notte e nessuno se ne è accorto. Lui fa il medico attonito davanti al cadavere sotto il lenzuolo, gonfio di rimorso per la morte di cui si sente responsabile.

“Cinquanta secondi, sei capace di stare senza respirare cinquanta merdosi secondi?” urla il regista ad Anita. “Quello stronzo mi ha anche fatto togliere le mutande” mormora lei alla segretaria di edizione.

A. Boni

I pensieri di Franco si concentrano sulla sua bestia nel cuore: la televisione. L’ha detto con rabbia nelle prime pagine del libro e lo ha ripetuto nelle prime scene del film: “Non voglio fare la televisione. Preferisco morire di fame”. Risultato: 24 puntate in un medical drama dove “tutto è finto e tutto è gratuito, più cerca di essere vero e più è finto”.

Poi, senza pensarci due volte, Franco è andato a letto con Anita, la morta, come da copione. La notte di capodanno, mentre Sabina, la compagna incinta (ma Franco non lo sa che è incinta, proprio come in una fiction) è oltreoceano a cercare - anche lei - la sua bestia nel cuore.

Mentre flashback sporchi e insolenti ronzano intorno a Sabina, Franco fa i conti con i fantasmi del suo passato di attore: Eschilo, Shakespeare, Pirandello e Marco Oberon. Dalle Coefore a Incantesimo3.

Di tutti, Marco Oberon è quello che gli dà più filo da torcere. Torna a galla, il dottor Oberon, con quel fascino del camice bianco perennemente aperto sulla cravatta scura. A. Boni E’ arrivato in Italia dal Brasile per entrare alla clinica Life, ma ha portato con sé un passato tempestoso. Si divide tra due donne: l’infermiera Caterina - un amore passionale pieno di contrasti - e Rita, la moglie che tenta disperatamente di riconquistarlo. Come non bastasse, Marco è vittima di un ricatto per colpa di un errore medico compiuto in Brasile: è il suo segreto, la sua bestia nel cuore.

Ma, pensa Franco: Marco è il personaggio di una fiction mentre io sono un attore il cui personaggio assomiglia maledettamente a Marco…

“Franco, sono molto agitato, devo parlarti”. Il regista del serial gli ha scosso i pensieri. Franco esce dal set: riuscirà a scivolare  tra le sliding doors che si aprono e si chiudono sul suo destino?

Passa il tempo.

Marco Oberon ha lasciato la Life, è tornato in Brasile con Caterina ed ha chiuso la partita con il suo passato. Il loro bambino cresce: lo sappiamo perché ogni tanto Giovanna Medici va a trovarli e ci porta notizie fresche.

Franco, invece, è diventato la “coscienza” del regista del serial ospedaliero, che non gira più una inquadratura senza la sua approvazione. E’ entrato in crisi, il regista senza nome, e alla fine ha deciso: lascerà la televisione per sempre. Scriverà un film per il cinema, un film geniale che “racconta l’uomo partendo dai suoi detriti, da quello che nasconde nei sacchetti di immondizia. Perché le cose che nascondiamo sono quelle che ci assomigliano di più”.

Purtroppo Marco e Franco non saranno a Los Angeles, il 5 marzo, per la notte degli Oscar. C’erano solo quattro posti a disposizione e sono partiti la regista Cristina Comencini, Giovanna Mezzogiorno e i produttori. I “nostri” aspetteranno i risultati chiusi in una baita in montagna insieme ad Alessio Boni. Che ha dato loro non solo la propria faccia, ma anche molti pezzi della sua vita passata: dagli studi all’Accademia di arte drammatica al teatro impegnato di Molière, a Strehler, ad Incantesimo. La sua vita così simile a quella di Franco in La bestia nel cuore. E Franco nel ruolo di un personaggio così simile al suo Marco Oberon! Sì, dice Alessio Boni, “è stato davvero un singolare destino, una sorta di nemesi quasi liberatoria”.

Cristina Comencini, invece, cade dalla nuvole: ma come, ha intrecciato la scrittura del teatro, del cinema, della televisione, del web. Ha usato i linguaggi come un reagente emozionale. Eppure, giura, di questi incantesimi non ne sapeva nulla.

(3 marzo 2006)