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Copertina libro

Sergio Lambiase

Il filosofo e la birichina

Marlin 2008, pp. 104, Euro 12

Crocevia.La notte dovrebbe proteggere i segreti, gli occhialini incustoditi e i bellissimi volti in cornice. Ma non sempre ci riesce. C’è uno scrittore col pallino della psicoanalisi che a lume di naso ha scalfito il mistero di una malandata cartella di cuoio rosso conservata nel Lou Andreas-Salomé Archiv di Göttingen. La cartella “offerta allo sguardo eppure misteriosamente invisibile”, proprio come la lettera rubata di E.A. Poe, è un rebus di fogli accartocciati, bruciacchiati, da prendere con le pinzette e con la lente di ingrandimento. Occultata dalla storia, da rubare alla Storia. Due mesi di lavoro in Archivio per dare forma e senso ad una straordinaria liaison amorosa: quella tra Benedetto Croce e l’“immorale” Lou Salomé.

Testa o croce. Sembrano le facce di una moneta, Lou e Ben – come affettuosamente lei chiama il filosofo - antitetici per formazione culturale, per visione del mondo, per temperamento: Ben è la Storia, Lou è la pulsione del desiderio. Ben è sposato, padre di quattro figlie, e alquanto pantofolaio; Lou, musa ispiratrice di Nietzsche e Rilke, allieva di Freud, è inquieta e curiosa. Lui è già avvolto in un’aura di sacralità,  lei da un alone di scandalo.

Croce e delizia. Eppur s’incontrano. A Napoli, mentre il dirigibile Zeppelin bombarda la città e fa crollare il loro primo irripetibile appuntamento d’amore. “Lou, luce della mia vita, ardore dei miei fianchi…” la chiama Croce nella prima lettera ritrovata, rubando l’incipit di Lolita, il romanzo di Nabokov: perché Lou come Lolita è mistero, concentrato di desiderio, capacità di nascondersi, tempo che si vorrebbe fermare. E’ una “ninfetta” di 57 anni. Tra visite ai musei e inabissamento negli ipogei di Napoli, Lou e Ben si strappano segreti d’amore, di sesso, di sé. Per dieci anni continueranno a mettersi a nudo nelle lettere, e la pericolosa consonante liquida di Lou-Lolita-Luce-Luna apparirà e ricomparirà in una catena associativa di nomi e figure femminili: Lora (la misteriosa contessa bulgara), Lupa (l’iniziazione di Ben al sesso), Lulu (la mangiatrice di uomini del film di Pabst interpretata da Louise Brooks), Lilith (il “demone della notte, castratrice come tutte”). Ma esiste davvero una donna siffatta, chiede la Salomé “o rampolla solo nelle fantasie maschili come proiettiva di una ferinità castratrice, adunghiante, dalla vagina dentata?”.

Parole crociate. Eppur giocano. Con il questionario di Proust lanciato da una Lou in versione balneare, si svelano reciproche passioni e debolezze. Con il travestimento di Ben in detective alla Dupin tentano di decifrare l’omicidio intravisto dalla “finestra sul cortile”. Del resto, il lavoro del detective non consiste come quello dello psicanalista nel “disoccultare ciò che si cela sotto la superficie delle cose”?

In crociata. Ma la psicoanalisi non è un gioco di mosca cieca. E’ scienza e radiografia dei nostri più nascosti desideri, precisa Lou scivolando nell’interpretazione dei sogni, mentre Ben glissa gioiosamente sui pattini a rotelle nella Villa Comunale. L’anima freudiana si scatena e popola il sonno del filosofo di arditi sogni erotici, di liscivia e di lascivia, di dirigibili e torpedini.

In crociera. Ultimo tango a Capri: la promessa d’amore si dilegua allorché decidono di rivedersi. Niente lettere nell’Isola dei baci, niente incanto del mettersi a nudo, solo un disilluso diario di Lou, un tourbillon mondano tra Marinetti e la marchesa Casati, e un “addio senza addii né fazzoletti” al porto di Marina Grande, con Ben che guarda l’orologio, la camicia aperta e gli occhiali da sole di un Briatore qualsiasi.

Croce Rossa. Sarà colpa del tempo che corre o della domesticità che incombe, fatto sta che i corpi del desiderio parlano il lessico degli acciacchi: clisteri e lubrificanti per la stipsi di Ben, artrosi di Lou, vene varicose di entrambi. E intorno a loro, ipotonie sfinteriche, tumori alla mascella, raffreddori, linee di febbre e polmoniti. La materia intima diventa maternage, Lou crocerossina vorrebbe nettare le orecchie di Ben con i bastoncini di ovatta e invece prepara siringhe ipodermiche per il marito ammalato.

Metterci una croce sopra? Sembrerebbe di sì, e invece l’amore che nell’incipit del carteggio guardava al tempo felice e irripetibile del ricordo, adesso si rivolge al futuro. Lo sguardo fantastica nella lontananza. Se amore è osare e non avere bisogno di nulla, chissà che un giorno Lou non apra uno studio di psicanalista a Napoli e che Ben impari la dialettica tra pantofole e desiderio.

Ciascuno porta il suo Croce. L’epistolario si interrompe, lasciando l’autore solo, in mezzo alla strada, tra finzione e realtà: una strada che oggi si chiama via Benedetto Croce, ieri via Semmola. In quella strada Sergio Lambiase ha vissuto con la famiglia, nel palazzo di fronte a quello abitato da Croce. Le finestre della sua casa affacciavano sulle finestre di casa Croce. Cosa accade a trascorrere l’infanzia guardando un dirimpettaio-filosofo? “Sono cresciuto filosofeggiando, sono invecchiato filosofeggiando, proficuamente non so, voluttuosamente certo”, confessa il protagonista del suo primo romanzo, Memorie di una guida turistica (1992). Ma mentre Sergio alla finestra fantastica rivolto verso il filosofo, il filosofo alla finestra di fronte fantastica rivolto verso il misterioso suicidio-omicidio del vicino. Chi guarda chi? Sono io che guardo lui o è lui che guarda me? Colpo di scena pirandelliano con il personaggio che guarda il suo autore, un autore artefice e vittima al tempo stesso del delitto? Resta la cornice perturbante di quella finestra, un quadro speculare in cui perdersi con la fantasia, e una sindrome di Stendhal che percorre tutto l’epistolario: così divertente, ironica e perfettamente simulata da guadagnarsi una croce al merito.

(26 dicembre 2008)